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Silvio Salvatore Sarra nasce a Civitaretenga di Navelli provincia dell’Aquila il giorno 21 ottobre 1935, primo figlio di Giacomo Sarra e Maria Di Luzio. La famiglia, mediamente agiata coltivava i terreni di sua proprietà .

All’età di 9 anni andava da solo nei campi a raccogliere i fiori dello zafferano. Quando già stanco sentiva il suono della campanella che invitava i bambini ad andare a scuola Silvio tirò un sospiro di sollievo pensando che quel giorno marinava la scuola. Ma dopo qualche minuto sentì la voce della mamma che con dolcezza lo chiamava dicendogli di lasciare il lavoro che lo avrebbe finito lei. Un po’ di rammarico gli passo nel cuore, come la mamma arrivò sul campo, gli diede un panino da mangiare per la strada, poi una carezza ed un invito ad andare a scuola. Lo studio è molto importante. La famiglia di Silvio Salvatore è stata sempre molto religiosa e viveva con il “timore di Dio”. Questo esiste ancora oggi. La devozione alla Madonna era grande, infatti, quando era piccino e faceva capricci, la mamma non lo L’eco di colui che superò se stesso Silvio Salvatore Sarra 17 picchiava ma lo ammoniva dolcemente con una bella frase “Non fare il cattivo altrimenti piange la Madonna” e lui subito cercava con lo sguardo un quadretto della Santa Vergine invocandola di non piangere. Quando, poi, sono arrivata io e mi affidavano a lui ed anche io facevo la birichina, lui usava lo stesso metodo della mamma, mettendo sempre in primo luogo la presenza della Madonna. Un altro episodio me lo ha raccontato lui tante volte. Aveva circa tre anni e voleva a tutti i costi quel Gesù Bambino che Sant’Antonio teneva in braccio. Allora la mamma sempre paziente per dimostrargli che non poteva accontentarlo lo portò in chiesa e solo quanto Salvatore si accorse che il Bambinello, come lo chiamava lui, era incollato a Sant’Antonio smise di piangere. La sua infanzia lieta e spensierata fu bruscamente interrotta dalla guerra. Non era più possibile frequentare chiunque, così i bimbi, non potendo giocare liberamente per le vie del paese, erano tenuti in casa con le persone anziane che li intrattenevano con racconti che andavano dalla propria infanzia o giovinezza ad episodi della Bibbia o del Vangelo, storie di Santi e di miracoli alcuni dei quali potevano essere riconosciuti negli affreschi delle chiese del paese, in particolare nel chiostro della chiesa dedicata a S.Antonio. Inoltre, la sera, dopo cena, si recitava tutti insieme il rosario, quindi i bimbi venivano indirizzati alla religione. Nel 1940 fu istituito un punto di osservazione da parte delle truppe tedesche in casa di Salvatore, proprio accanto alla camera da letto che lui condivideva con i suoi genitori. C’era un andirivieni di militari con potenti cannocchiali, armi e strumenti vari che incuriosivano e al tempo stesso intimorivano il ragazzo. Nell’agosto del ’41 la casa fu allietata dalla mia nascita e fui chiamata Giovannina, come la nonna paterna, però lui decise di chiamarmi Gina perché Giovannina gli sembrava un nome troppo lungo per una bimba così piccina. Silvio 11 anni e Gina di 5 Silvio Salvatore Sarra L’eco di colui che superò se stesso 18 Ad ottobre inizia ad andare a scuola, contemporaneamente entra a far parte dei Balilla ed ogni giovedì e sabato partecipava alla marcia ed alle attività ludiche o sportive, con la sua bella divisa che teneva con molta cura (di colore gialla e nera). Qualche tempo dopo però, un triste episodio turbò la vita della famiglia e di tutta la comunità: un uomo di un paese vicino aveva rubato un paio di scarpe ad un tedesco, non era un ladro, ma solo un povero indigente che aveva bisogno di quelle scarpe poiché le sue erano ormai a brandelli ed era duro camminare sui sassi e nella neve. Ovviamente i tedeschi non interpretarono così l’accaduto ed arrestarono diversi uomini tra cui papà Giacomo, verificatane l’estraneità ai fatti, lui fu rilasciato, ma un uomo venne ucciso. Un altro evento lo turbò lasciando un’impronta indelebile nella sua memoria: sul finire della guerra, le truppe tedesche da alleate che erano, divennero truppe di occupazione e temevano gli attacchi dei partigiani. Il convento di S.Antonio era diventato un deposito di munizioni una vera S.Barbara, quindi i tedeschi avevano deciso di far saltare il convento con l’annessa chiesa. Con l’aiuto dei Sig.ri veterinario Cortelli e Don Camerino Berardinelli Sacerdote, si recarono al comando tedesco e chiesero la grazia di non far saltare le mine custodite nel convento e si impegnarono a svuotare detto convento. Il comando acconsentì con una richiesta di ultimatum: a mezzanotte il convento avrebbe dovuto essere tutto vuoto, altrimenti saltava tutto. Il veterinario ed il parroco acconsentirono. Don Camerino suonò le campane invitando la gente a raccolta. Erano solo donne perché gli uomini erano tutti in campagna restandoci anche la notte per salvare il loro bestiame. Purtroppo il nonno Agostino non sapendo dell’accaduto tornò a casa con la sua mula ed il carretto e subito i L’eco di colui che superò se stesso Silvio Salvatore Sarra 19 tedeschi lo prelevarono facendogli trasportare delle cose nei paesi vicini. Il giorno dopo il nonno tornò senza mulo e senza carretto. Tutte le donne ed anche mamma Maria si mobilitarono per evitare la distruzione della chiesa del Santo Patrono e spostarono in campagna tutte le munizioni che furono fatte brillare durante la notte. Salvatore ed io eravamo affidati alla nonna. Svegliato dal fragore e dalla luce che illuminava a giorno l’intero circondario, chiese: “ma è già spuntato il sole?” Nel frattempo rientrò la mamma. Era la notte del 11/06/1944 due giorni dopo si doveva festeggiare S.Antonio ed anche la fine della guerra. All’età di dieci anni il nostro severissimo parroco Don Camerino Berardinelli lo mise a capo dell’azione cattolica dei Beniamini prima e degli aspiranti dopo. Era una carica molto importante per un ragazzetto. Doveva arrivare sempre per primo in chiesa, badare ai piccolini ,insegnare loro a recitare bene le preghiere e farli stare buoni,composti ed in silenzio. Terminate le scuole elementari andò in collegio dai Salesiani dell’Aquila dove rafforzò il sentimento religioso sviluppando in particolare, il culto per la Madonna e S.Antonio, patrono di Civitaretenga. Conobbe la grandezza morale di Don Bosco e la breve vita di Domenico Savio il cui motto era “la morte ma non peccati”. Questo ragazzino, pieno di amore verso gli altri e desideroso di diventare Santo aveva affascinato Silvio Salvatore e spesso lo invocava “Amico Mio”. Così quando nel 1954 ci fu la sua beatificazione volle tornare a Roma. Era già stato a Roma per l’anno Santo. La grandezza di Piazza S.Pietro, la maestosità della Cupola ed il grande colonnato, lasciarono un impronta indelebile nella sua mente e forse determinarono in lui la passione per i viaggi. Terminata la scuola media volle tornare a casa e decise di restare con papà a coltivare i campi perché innamorato della natura e in modo speciale delle piante officinali che all’epoca venivano usate per ogni rimedio. Intanto Salvatore oltre a collaborare con papà nei lavori dei campi aiutava lo zio Alberto per la riscossione delle bollette della luce. Aveva 17 anni e copriva con il suo lavoro 6 paesi. Non avendo possibilità di mezzi, andava ai paesi vicini a piedi ed a quelli più lontani con il pullman. Intanto venne il mio turno di andare in collegio. Rimpiango ancora quei Silvio Salvatore Sarra L’eco di colui che superò se stesso 20 giorni belli e spensierati. Presto però, sulla nostra famiglia (cadde il velo del dolore): la scomparsa della mamma a soli quarantotto anni. Dolore, angoscia, tristezza e paura erano compagne delle nostre giornate e con l’aiuto del papà e della nonna materna, i nostri cuori furono invasi da fede e rassegnazione. Così Silvio Salvatore dovette imparare a fare tutti i lavori di casa per aiutare la nonna anziana. Io intanto tornai dal collegio per le vacanze e mio fratello dovette partire per il servizio militare. Era un orgoglio andare a crescere sotto le armi “perché sarebbe stato un uomo completo”. All’epoca le famiglie erano patriarcali ed i figli maschi, sposandosi portavano le spose nella casa paterna. Allora Silvio propose a papà Giacomo di costruire una nuova casa tutta per noi tre. Papà prima un po’ titubante, perché papà aveva in cassa solo 300.000 £ ed il progetto della casa costava 5.000.000£. Salvatore al sentire questa cifra dall’ingegnere svenne. Rinvenuto in sé, l’ingegnere lo incoraggiò e tornò a casa contento. Raccontanto l’accaduto a papà lo guardò con tenerezza e così accettò di assecondarlo. La prima pietra fu posta il 30 Aprile 1961. Io ero ancora in collegio, ma rendendomi conto che anch’io dovevo dare il mio contributo all’edificazione di questo nido tanto desiderato e fatto con amore e sacrifici decisi di abbandonare la scuola. Non avevamo tutto il denaro per completare la struttura, ma con tenacia riuscimmo a farcela. Avevamo una piccola cava di sabbia e ogni giorno mio fratello cavava il quantitativo necessario. Questa cava era davanti al cimitero e alla chiesa di Sant’Antonio da Padova nostro protettore ; quando mio fratello si sentiva stanco e sfiduciato invocava la mamma e Sant’Antonio con questa invocazione “Caro Sant’Antonio, fammi vedere la casa finita e poi fai di me quello che vuoi e tu mamma aiutami a non farmi scoraggiare”. Il L’eco di colui che superò se stesso Silvio Salvatore Sarra 21 nostro grande Taumaturgo e la mamma esaudirono la preghiera. I primi di settembre del 1961 il costruttore venne a prendere gli ultimi denari e consegnò le chiavi di casa. Mia fratello subito senza indugiare disse al costruttore: prima di entrare devo compiere un grosso dovere, così con il motocarro del costruttore andarono alla chiesa di Sant’Antonio e al cimitero a rendere grazie. Il primo pasto consumato nella nuova casa fu il 21 ottobre 1961 compleanno di Silvio Salvatore. Si voleva festeggiare il giorno 11 ottobre compleanno di papà. Ma papà disse “No, l’artefice di questa opera sei stato tu, perciò questo giorno è riservato a te”. Intanto in Italia erano nati i Club 3P “Provare Produrre e Progredire” nel campo agricolo. Mio fratello subito si documentò per il da farsi e si iscrisse alla associazione Club, diventando così Presidente Provinciale e dopo alcuni anni Presidente Regionale. Alla fine di questo mandato, tutti i soci per ringraziarlo di tutti i buoni consigli ed insegnamenti ricevuti gli regalarono una medaglia d’oro con la dedica: Al nostro caro Presidente Silvio Sarra, data 19-2-69. Silvio Salvatore in questi lunghi anni avevo organizzato gite turistiche, mostre, prove dimostrative e anche gincane trattoristiche a livello Regionale. La sua esperienza acquisita con l’aiuto di papà Giacomo e migliorata con la scuola di questi club, lo portò ben presto a far parte di commissario esterno agli esami di maturità all’istituto Agrario con molto apprezzamento da parte di tanti professori. Nel periodo dei club aveva degli incontri con altri ragazzi stranieri tanto da effettuare uno scambio culturale nel 1965 con Kenneth De Cerce Joseph un ragazzo americano ed una ragazza anche americana nel 1968. Vissuta anche questa esperienza pensammo di ampliare la nostra azienda costruendo una nuova stalla per vacche da latte. Nel 1969 si cominciò ad avvertire il boom economico e Silvio aprì la gestione di un distributore di benzina “AGIP”; con questo nuovo lavoro ebbe modo di conoscere tanta gente. Per la sua apertura al dialogo consigliava ai clienti di comprare i prodotti direttamente dal produttore avendo così roba buona a minor prezzo, e di conseguenza vendeva anche i nostri prodotti aziendali. Una sera, il 20 agosto 1977 mentre stava chiudendo le pompe, si fermò una macchina di grossa cilindrata; questi però non volevano del carburante Silvio Salvatore Sarra L’eco di colui che superò se stesso 22 ma chiedevano un posto per dormire. La famiglia era composta da papà Piero, da mamma Rosanna e da una bella bimba di appena 3 anni, Cristina. Silvio Salvatore colpito dalla delicatezza della Signora ed intenerito dalla bimba li portò a casa. All’arrivo con i signori, mio fratello mi spiegò la cosa, io quel giorno aveva avuto delle difficoltà a svolgere i miei lavori ed indirizzai uno sguardo pessimo a mio fratello ed anche qualche parola non gentile ai signori, ma alla fine acconsentii all’ospitalità. Dovevano stare una notte, ma l’indomani diluviava ed il papà Giacomo disse che non era coscienzioso mandarli via, cosi restarono una settimana. Facemmo loro conoscere tutto il paese, gli amici e i parenti ma soprattutto le nostre abitudini e tradizioni. La sera, dopo cena ce ne stavamo tutti in giardino a godere un po’ di aria fresca e sentire il canto dei grilli. L’ultima sera di soggiorno in casa nostra, i signori si ammutolirono per un momento, poi cominciarono commossi a ringraziarci sia per l’ospitalità e generosità ma anche per il buon cibo e ci suggerirono di fare l’agriturismo. Ma come già detto Silvio Salvatore era molto preciso e non faceva alcuna cosa se non seguendo le regole. Così cominciò a chiedere agli enti preposti cosa bisognasse fare per aprire un agriturismo. Il comune ed enti vari non conoscevano neanche loro cosa si intendeva per Agriturismo.

Trovandosi a Roma ad un convegno della Coldiretti, chiese informazioni e così conobbe l’associazione Agrituristica “Terra Nostra” e nacque la nostra azienda denominata “Casa Verde”. Il primo vero agriturismo L’eco di colui che superò se stesso Silvio Salvatore Sarra 23 rispettando ancora oggi nel senso genuino del termine il vero significato dell’Agriturismo. Anche in questo campo ricoprì il ruolo di Presidente Provinciale e subito dopo di Presidente Regionale e membro della giunta nazionale. Nella nostra zona si coltiva una famosissima pianta “lo zafferano”. Questo bulbo fu introdotto in Italia nel lontano 1230 da un monaco Domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli. Questo monaco faceva parte del sinodo di Toledo, approvato da Papa Gregorio IX che istituì l’inquisizione. Questo monaco non approvava tanto ciò che si discuteva, così di tanto in tanto se ne andava a zonzo per i campi. Tra una passeggiata e l’altra scoprì la coltivazione della zafferano. Tornando alla casa natale pensò di portare alcuni bulbi al fratello che faceva il contadino a Navelli. Questo bulbo qui trovò l’habitat ideale. In breve tempo la detta coltivazione si è estesa per tutto lo stivale, avendo dei riconoscimenti superiori ad altri prodotti esteri. Il prodotto Aquilano conquistò i mercati italiani ed esteri ottenendo il riconoscimento “PRIMATO NEL MONDO”. Un kg di zafferano dell’Aquila equivaleva ad 10 kg di zafferano estero. Tuttavia la preziosa spezia, alla fine degli anni ’60, rischiava di scomparire a causa della scarsa retribuzione che ricevevano i produttori. Salvatore non si dava pace: se una bustina di zafferano costava tanto nei negozi, perché rendeva cosi poco ai produttori? Ed ancora, se nella zona se ne Silvio Salvatore Sarra L’eco di colui che superò se stesso 24 producevano circa 50 kg com’era possibile che in Italia si smerciassero almeno 350 kg di “zafferano dell’Aquila”? Era evidente che c’era una frode. Salvatore cominciò a far analizzare il contenuto di alcune bustine di zafferano in commercio e scoprì che in alcuni campioni, della preziosa spezia non c’era neanche l’ombra! Fu allora che cominciò a maturare in lui l’idea di consociare i produttori onde seguire tutte le fasi, dalla produzione alla commercializzazione del prodotto, rifiutando di vendere tutto il raccolto a mercanti che regolarmente arrivavano dalle zone industrializzate del Nord-Italia e stabilivano il prezzo d’acquisto. Finalmente il 7 aprile 1971 nasceva la “COOPERATIVA ALTOPIANO DI NAVELLI” di cui è stato presidente per tutta la vita. I produttori che all’inizio erano circa 40, crebbero negli anni vedendo i risultati positivi che derivavano da questa nuova gestione delle risorse, anche se dobbiamo riconoscere che il trampolino di lancio fu “PORTOBELLO”, una fortunata trasmissione televisiva condotta da Enzo Tortora, a cui Salvatore accompagnato dalla cugina Bruna partecipò a detta trasmissione il 4 marzo 1982. Da quella sera tutte le testate giornalistiche si interessarono a noi, così, il trampolino ci lanciò in alto. Però mio fratello non ancora contento pensò di fare un convegno internazionale in collaborazione con l’Università dell’Aquila. Questo convegno confermò il “Primato nel Mondo” 1989 e Silvio con papà Giacomo in un momento di relax Convegno Internazionale Primato nel mondo dello zafferano ott. 1989 nella Chiesa di Sant’Egidio in Civitaretenga L’eco di colui che superò se stesso Silvio Salvatore Sarra 25 successivamente nel 1991 fu conferito il premio Internazionale “Atomo D’Oro”. Si sono susseguiti premi e riconoscimenti nazionale e regionali ed infine il marchio D.O.P. nel 04-02-2005. Amante dei viaggi, Salvatore ha visitato gran parte dell’Italia e diversi Paesi in Europa e nel mondo, 12 Nazioni: Austria ed Olanda e Bulgaria (incontro con ministri dell’agricoltura), Francia (turista), Germania, Lussemburgo e Belgio (ospite della C.E. per ben due volte), New York (fiera mondiale), Spagna (per confrontarsi con altri coltivatori di zafferano), Svizzera (turista), Paesi ex Jugoslavi (turista). Da grande affabulatore qual’era, rendeva partecipi, al suo ritorno, parenti ed amici, di ciò che aveva visto e delle emozioni provate, tanto che io ero solita dire: è come se ci fossi stata anch’io. Tuttavia non sarebbe vissuto in nessun altro luogo che Civitaretenga, dove tornava sempre con grande gioia. Nei ultimi giorni della sua vita terrena, pensava di fare ancora tante cose e un giorno mi disse: quando io non ci sarò più, sarai tu e dopo di te i nostri nipoti a difendere questa meraviglia di prodotto che il Buon Dio ci ha dato “L’Oro Rosso”. Silvio Salvatore Sarra si è spento presso l’Ospedale di Pescara il 15-08-2009 di leucemia. Convegno in Bulgaria Premio a tomo d’oro in Campidoglio Silvio Salvatore Sarra L’eco di colui che superò se stesso 26 Molti giornali comunicando la triste notizia hanno dato a mio fratello l’appellativo “SILVIO SARRA RE DELLO ZAFFERANO”. Altre testate giornalistiche: “SILVIO SALVATORE SARRA PILASTRO D’ABRUZZO” ed altre ancora: “Speriamo che l’esempio e la scuola di SILVIO SALVATORE SARRA non venga mai dimenticata, ……” Così con la meditazione di questi articoli ho cercato di fare qualcosa pure io. Con i cugini, nipoti ed amici il giorno 05-06-2010 è nata la Fondazione SILVIO SALVATORE SARRA. La fondazione ha il compito di portare avanti l’opera iniziata da Salvatore e continuare a fare innamorare i giovani a restare nella loro terra, non dimenticare le loro radici ed a continuare la coltivazione di questa famosa piantina che negli anni ha dato lustro, onore e gloria non solo alla nostra Piana di Navelli ma alla città dell’Aquila, all’Abruzzo ed all’Italia tutta.